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estrazione denti in inclusione totale

L’ estrazione del dente del giudizio (detto anche 3° molare o ottavo dente) rappresenta l’intervento di chirurgia orale più frequentemente eseguito in ambito odontoiatrico.

Solitamente la necessità di estrarlo è conseguenza di problematiche correlate alla sua inclusione.
Il dente del giudizio è il dente più frequentemente incluso, ha una prevalenza di inclusione del 20-30%. Più frequente l’inclusione dell’inferiore rispetto al superiore.

 

Dente incluso e dente ritenuto

Innanzitutto dobbiamo definire cosa vuol dire dente incluso e distinguere la condizione di inclusione da quella di dente ritenuto.

Per dente incluso si intende un dente, con la radice ormai completamente formata, che non è erotto oltre i tempi fisiologici in cui avrebbe dovuto fare la sua comparsa in arcata.

Con il dente ritenuto abbiamo invece una mancata eruzione entro i tempi fisiologici con la radice che è però immatura, per cui c’è ancora una residua possibilità di eruzione.

Tutti gli elementi dentari attraversano una fase del processo di eruzione durante la quale possono apparire non erotti o parzialmente erotti pur non essendo inclusi o ritenuti e questo semplicemente per il motivo che in quel dato momento non è ancora giunto il periodo fisiologico della loro eruzione

 fig. 1

 

L’inclusione del dente del giudizio

Il dente del giudizio erompe fisiologicamente tra i 18 e i 25 anni ma non è infrequente assistere ad una sua eruzione più tardiva.

Quando rimane incluso, l’inclusione può essere totale o parziale, in questo secondo caso la sua corona è parzialmente visibile in bocca. E’ questa seconda la condizione che si associa più frequentemente a disturbi che portano poi alla necessità di una sua estrazione.

L’inclusione dentaria il più delle volte è dovuta a mancanza di spazio in arcata (i denti del giudizio sono gli ultimi elementi dentari a comparire in arcata) o ad un loro sviluppo in una posizione anomala (figg. 3, 4, 5, 6).

 fig. 3   fig. 4
 fig.5   fig.6

Indicazioni all’estrazione

Un’estrazione dentaria rappresenta un intervento chirurgico vero e proprio e come tale comporta rischi e complicanze più o meno gravi che devono esser considerati in un corretto bilancio pre-operatorio. Per tale motivo nessun elemento dentario, compresi i denti del giudizio, dovrebbe esser estratto senza una giusta indicazione.

Possiamo distinguere le indicazioni all’estrazione del dente del giudizio in:

1-indicazioni terapeutiche: quando l’estrazione è finalizzata al trattamento di una patologia in atto non altrimenti curabile,

2- indicazioni strategiche: quando l’estrazione ha lo scopo di facilitare altri trattamenti (ad esempio ricostruzioni a carico del vicino secondo molare, ortodonzia, implantologia ecc.),

3- indicazioni profilattiche: quando l’estrazione ha lo scopo di ridurre i rischi derivanti da probabili danni futuri.

Le patologie più spesso correlate all’inclusione del dente del giudizio sono:

– pericoronite o processi infettivi (ascessi, celluliti osteomieliti ecc.)

– lesioni cariose a carico del dente del giudizio con o senza concomitante patologia pulpare o periapicale

– lesioni cariose, parodontali o riassorbimenti radicolari a carico del 2° molare

– cisti (il dente del giudizio incluso nel 2-4% dei casi si associa a cisti follicolare)

– tumori odontogeni: l’insorgenza di tumori odontogeni da dente del giudizio incluso è più rara rispetto a quella delle cisti. Il più frequente è senza dubbio l’ameloblastoma (figg. 8, 9, 10).

 fig. 8   fig.9   fig.10

La più comune indicazione all’estrazione del dente del giudizio è rappresentata dalla pericoronite che è un’affezione infettivo/infiammatoria a carico dei tessuti molli che circondano la corona di un dente non completamente erotto che, per tale motivo, risulta difficile da mantener pulito con le normali pratiche di igiene orale.